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A cosa serve il ferro?
Il ferro è un elemento essenziale per il corretto funzionamento del nostro organismo. Sebbene sia presente in piccole quantità, svolge funzioni vitali molto importanti. Il ferro è responsabile del trasporto dell’ossigeno a tutti i tessuti grazie alla sua collaborazione con l’emoglobina nei globuli rossi e la mioglobina nei muscoli.
Gli organi principali che accumulano ferro sono il fegato, la milza e il midollo osseo. Quest’ultimo è responsabile del riutilizzo del ferro presente nelle cellule morte. In caso di situazioni di emergenza, come ad esempio una emorragia, il ferro accumulato viene messo in circolazione per compensare l’aumento del fabbisogno dell’organismo.
Il ferro non svolge solo una funzione di trasporto dell’ossigeno, ma partecipa anche all’attività di numerosi enzimi e alla produzione di ormoni e tessuto connettivo. Il ferro è inoltre importante per la sintesi dei neurotrasmettitori responsabili del benessere mentale.
La carenza di ferro può causare anemia, affaticamento, vertigini e debolezza muscolare. È importante pertanto mantenere una dieta equilibrata che fornisca una quantità sufficiente di ferro. Alimenti come la carne, i legumi, i cereali integrali e le verdure a foglia verde sono fonti importanti di questo minerale essenziale.
Metabolismo del ferro
Il processo di assorbimento del ferro nell’organismo è complesso e dipende da diversi fattori. Uno dei principali è il tipo di ferro presente negli alimenti, ovvero eme e non eme.
Il ferro legato al gruppo eme, presente principalmente nella carne, è più facilmente assorbibile rispetto al ferro non eme, presente invece negli alimenti di origine vegetale.
Nonostante il ferro eme venga assorbito in quantità maggiore, anche il ferro non eme può essere assorbito dall’organismo in presenza di sostanze riducenti come la vitamina C.
In generale, una persona assorbe mediamente il 10% del ferro introdotto con la dieta. Una volta assorbito, il ferro viene incorporato nel gruppo eme o immagazzinato come ferro non emico, che deve essere ridotto per essere utilizzato dall’organismo. Questo avviene facilmente a pH acido, come nello stomaco, o in presenza di sostanze riducenti.
Il ferro non è mai libero all’interno delle cellule e dei fluidi corporei, ma è legato a specifiche proteine di trasporto come l’apoferritina e la ferritina. Nel sangue, il ferro si lega alla transferrina e viene trasportato ai vari organi dell’organismo.
Cosa succede se si ha una carenza di ferro?
La carenza di ferro è una delle patologie più diffuse in tutto il mondo. L’anemia sideropenica, rappresenta una condizione patologica che colpisce milioni di individui di ogni età, sesso e colore. Questa patologia può portare una vasta gamma di conseguenze negative sul benessere di una persona.
I sintomi più comuni che indicano una possibile carenza di ferro possono essere pallore, stanchezza, depressione, mal di testa, unghie fragili e perdita di capelli. Le persone a rischio di sviluppare una carenza di ferro includono le donne in gravidanza, le madri che allattano, i neonati e i bambini, gli anziani, gli atleti professionisti, i vegetariani e i vegani.
Il trattamento per la carenza di ferro dipende dalla gravità del problema. In caso di una carenza leggera, si può migliorare la propria dieta per introdurre più alimenti ricchi di ferro. Quando la carenza di ferro è grave, è necessario utilizzare integratori di ferro per riempire le riserve svuotate dell’organismo.
E’ importante prestare attenzione alla propria dieta per prevenire la carenza di ferro. Si consiglia di mangiare cibi ricchi di ferro, come carne, pesce, fagioli, frutta secca, cereali integrali e verdure a foglia verde. L’aggiunta di una fonte di vitamina C a ogni pasto può anche aumentare l’assorbimento del ferro nel corpo.
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